In generale, si tratta di una misura fiscale meno complessa di quella attuale. Il principio di base è che, anziché un sistema di tassazione progressivo Irpef che si basa su aliquote e scaglioni a cui sottrarre le detrazioni per il lavoro dipendente, la flat tax (tassa piatta) prevede un’imposizione fiscale uguale per tutti i soggetti sotto una determinata fascia di reddito. Cerchiamo di spiegare la questione in modo semplice e con ordine.
La flat tax in EuropaNel nostro continente, solo i Paesi dell’Est hanno adottato questo sistema di tassazione. Tutti, nel periodo appena successivo all’introduzione della misura, hanno visto una consistente riduzione delle entrate fiscali. In alcuni Paesi la normale conseguenza è stata la riduzione della spesa pubblica nelle sovvenzioni alle famiglie e nei contributi a fondo perduto. Solo in qualche caso il cosiddetto “nero”, dopo qualche tempo dall’applicazione della flat tax, è venuto a galla e sono migliorati anche gli indici di spesa delle famiglie e le capacità di investimento delle imprese. Ad ogni modo, ecco l’aliquota della flat tax per Paese adottata negli ultimi anni e, in alcuni casi, abbandonata:
Estonia – 24%Lettonia – 25%Lituania – 33%Russia – 13%Ucraina – 15%Slovacchia – 19%Romania -16%Macedonia del nord – 12%Albania – 10%Bulgaria – 10%Repubblica Ceca – 23%Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha riscontrato una crescita del 5% in Russia dopo l’introduzione della tassa piatta. Per questo molti Paesi economicamente legati a Mosca hanno pensato di applicarla al proprio sistema fiscale. Ma lo stesso Fmi ha ribadito che la flat tax va considerata insieme ad altri fattori macroeconomici ed è difficile da isolare il suo beneficio diretto. Soprattutto, dicono, andrebbe accompagnata da altre riforme strutturali. Nel caso della Repubblica Ceca, ad esempio, il meccanismo fiscale privo di una no-tax area (fascia di popolazione non tassata) e senza detrazioni particolari, avrebbe portato vantaggi solo ai lavoratori con uno stipendio medio-alto.
La flat tax in ItaliaL’idea di una tassa piatta è sempre stata il baluardo di Silvio Berlusconi: già nel 1994, durante il suo primo Governo, l’aveva proposta con il professor Antonio Martino, allievo di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia del 1976, che ideò il sistema nel 1956. Ma è dal 2004 che in Italia è entrata in vigore una sorta di tassa piatta: si tratta dell’Ires, l’Imposta sul reddito delle società che nel 2018 ha avuto una aliquota fissa al 24%. Tuttavia, il principio di costituzionalità di una tassa piatta solleva delle polemiche sull’aliquota fissa: secondo l’art. 53 della Costituzione, il sistema italiano deve osservare un principio di progressività nell’imposizione fiscale. Secondo altri, le varie detrazioni, le esenzioni e i limiti di reddito per aderire alla flat tax andrebbero a rispondere alle indicazioni della Costituzione.
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A chi convieneTra i vantaggi della tassa piatta ci sarebbe il recupero delle tasse mai pagate dagli evasori. Il professore di Stanford Alvin Rabushka, già consigliere economico di Ronald Reagan, ha detto a proposito di un’applicazione di questo sistema che «per i cittadini dell’Italia, tra i primi Paesi al mondo per sommerso, con un’aliquota fissa più bassa non varrebbe la pena imbrogliare. Converrebbe piuttosto versare, per tutti, meno contributi».
I proChi è favorevole all’introduzione di una flat tax sostiene che, riducendo la pressione fiscale, le famiglie avrebbero maggiore potere d’acquisto, le imprese potrebbero avere più margine per gli investimenti e il Paese ne guadagnerebbe un forte stimolo alla crescita. Minore pressione fiscale, però, vuol dire anche minor gettito per le casse dello Stato. Non è detto che il recupero del sommerso andrebbe a colmare il vuoto nel bilancio pubblico. In un paese con il debito pubblico così alto, nell’immediato, potrebbe avere conseguenze imprevedibili.
I controMa c’è anche chi critica la flat tax perché, di fatto, avvantaggia anche una parte di popolazione benestante. Troppe semplificazioni e deduzioni fisse, farebbero perdere alle imposte quella personalizzazione che serve anche a bilanciare la ricchezza dei cittadini. «Con la flat tax non si privilegia il lavoro né le imprese e i benefici sono solo per i più ricchi», ha detto Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl.
Come funzionaNel 2019, per come è stata approvata la legge di Bilancio, la flat tax non sarà a pieno regime. Queste le 3 aliquote della tassa piatta prevista per le partite Iva di autonomi e professionisti.
Aliquota flat tax al 5% per le startup;Aliquota flat tax al 15% per i redditi sotto i 65.000 euro.Circa un milione e mezzo le partite Iva interessate dalla manovra secondo Armando Siri, tra i promotori della riforma fiscale. Nel disegno di legge sarebbe prevista un’imposta sostitutiva forfettaria al 7% per i pensionati che trasferiscono la propria residenza dall’estero al Sud Italia. Vale per i comuni con popolazione non superiore ai 20 mila abitanti. Dal 2020 entrerà in vigore anche una flat tax al 20% per il reddito compreso tra i 65.000 e i 100.000 euro. Il costo previsto per la manovra è di 330 milioni di euro per quest’anno e di quasi 2 miliardi per il 2020.
Flat tax familiare e Ires al 20%I due cambiamenti davvero rivoluzionari nel sistema fiscale, che partiranno dal 2020, riguardano la flat tax per le famiglie con reddito complessivo fino a 50.000 euro (pagheranno una aliquota Irpef al 15%) e per le imprese (dovranno versare l’Ires al 20%, ridotta di 4 punti percentuali). Questa misura per le famiglie ridurrà le cinque aliquote Irpef attuali, dal 23 al 43% in base agli scaglioni di reddito, a tre aliquote. Ma la vera novità è che il sistema di tassazione non sarà più calcolato sul singolo contribuente, ma sul nucleo familiare (qualora il reddito totale sia inferiore ai 50.000 euro, per le altre famiglie la situazione rimane invariata). Cambia anche il sistema delle detrazioni proporzionali attuali, sostituite da deduzioni fisse in base alla composizione del gruppo familiare.
Testo di Felice Florio